Qualche giorno fa abbiamo dedicato al tema del Revenge Porn un post sui nostri social e in molti avete dimostrato interesse verso l’argomento, per questo motivo abbiamo deciso di pubblicare un approfondimento così da spiegarvi nel dettaglio di cosa si tratta.
La definizione di Revenge Porn è la seguente (fonte: Wikipedia):
Revenge porn o revenge pornography, (traducibile in lingua italiana in vendetta porno o pornovendetta) sono espressioni della lingua inglese che indicano la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet senza il consenso dei protagonisti degli stessi. In alcuni casi, le immagini sono state immortalate da un partner intimo e con consenso della vittima, in altri senza che la vittima ne fosse a conoscenza.
Successivamente le foto o i video vengono utilizzati per ricattare la vittima in cambio di soldi o altre richieste di diversa natura, oppure per vendetta nei suoi confronti.
Un’esempio recente è riportato in questo articolo on-line de “Il giornale”.
La vicenda si è consumata a scuola dove una ragazza, all’epoca frequentava il quarto anno, è stata minacciata e ricattata da due compagni oggi ventenni.
Le veniva chiesto di fare i compiti al posto loro, e non solo, anche di pagare per loro la pizza e fare schemi riassuntivi post lezioni, questo in cambio della non diffusione delle foto scattate alla ragazza stessa dopo un rapporto sessuale avvenuto con uno dei due.
I danni e la pressione subita hanno causato la mancata ammissione all’esame di maturità per la vittima.
I casi non si limitano alle sole persone adulte, ma contrariamente a ciò che pensiamo e come dimostrato dalla vicenda riportata, il fenomeno è diffuso anche tra i ragazzi; e ad esserne colpite sono diverse fasce d’età, anche piuttosto basse.
Questo è dimostrato dalla ricerca condotta da Skuola.net, dalla quale abbiamo tratto i dati riportati nel post, che puoi vedere qui.
Il campione riguarda 6500 ragazzi compresi tra i 13 e i 18 anni.
I risultati sono allarmanti, infatti 1 ragazzo su 4 (pari al 25% degli intervistati) dichiara di essersi “lasciato andare” ad effusioni virtuali attraverso foto o filmati.
Inoltre:
- il 12% dichiara di essere stato minacciato della messa in rete di tali foto e video
- il 15% dichiara che le foto sono state realmente condivise
- il 7% dichiara di aver subito una vendetta
- il 14% dichiara di aver subito un’azione di ricatto.
I ragazzi sono portati a fidarsi di chi si trova dall’altra parte dello schermo per questo motivo accettano di essere protagonisti delle foto o dei filmati, probabilmente perché la persona gli piace o perché vogliono essere accettati.
Il problema fondamentale è che non sono a conoscenza delle reali intenzioni, e una volta che sono vittime di ricatto, subentra la vergogna di denunciare l’accaduto ai genitori.
I danno psicologici che ne derivano possono essere anche di entità grave.
Come può essere d’aiuto Kaitiaki SAFE?
Un buon aiuto per i genitori è Kaitiaki SAFE, una app installata sul telefono dei ragazzi che analizza i profili social dei figli ed invia ai genitori un allarme solo in caso rilevi un pericolo, garantendo la privacy dei ragazzi.
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